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giovedì 13 novembre 2008

Il fumetto e la Morte. L’ultimo tabù dell’immaginario pop


Comunicato stampa

Il tratto della Morte
Profili del macabro nella storia del fumetto

Bergamo – Museo Adriano Bernareggi (via Pignolo 76)

7 novembre – 7 dicembre 2008

Inaugurazione: 7 novembre 2008, ore 18

Orari: martedì – domenica 9.30 - 12.30 e 15.30 – 18.30

Info: tel. 035.243539 – www.museobernareggi.itwww.fondazioneravasio.it

Incontro nell’ambito della mostra:

Venerdì 14 novembre, ore 18.00 - Museo Adriano Bernareggi

Il fumetto e la Morte. L’ultimo tabù dell’immaginario pop

Interverranno: Pier Giorgio Nosari

Roberto Recchioni

Mario Taccolini




Un viaggio nella storia del fumetto, alla ricerca degli archetipi e degli stereotipi della e sulla morte nell’immaginario pop: dal 7 novembre al 7 dicembre 2008, il Museo Adriano Bernareggi di Bergamo presenta la mostra “ Il tratto della Morte. Profili del macabro nella storia del fumetto”, curata da Pier Giorgio Nosari e Mario Taccolini nell’ambito della rassegna Danze macabre 2008, promossa da Fondazione Adriano Bernareggi e Fondazione Benedetto Ravasio.

Il percorso espositivo include più di 80 riproduzioni di tavole, strisce e vignette, tratte da fumetti “storici” e contemporanei, seriali e d’autore, italiani e stranieri. Ad essi si aggiungono 8 omaggi a grandi personaggi dell’arte sequenziale, da parte di 7 affermati autori italiani under 40: perché il fumetto ha cambiato e plasmato la cultura popolare del ‘900; perché il fumetto è una buona antenna degli umori, dei gusti e della ansie del nostro tempo; perché certi personaggi hanno rappresentato il nostro modo di guardare la vita. Fino al suo limite.

Ecco allora il fumetto regalarci i frammenti di un’ideale “enciclopedia” sul vissuto e il rimosso relativo alla morte, sul nostro modo di pensarla, vederla, affrontarla, esorcizzarla, prepararla, augurarla, procurarla, rappresentarla.

Così - in uno stimolante confronto con gli “ex voto” e i “macabri” custoditi al Museo Bernareggi, due diverse forme di pittura popolare sul tema della morte - la mostra intreccia due percorsi principali.

Il primo propone un’ampia selezione di immagini tratte da fumetti famosi di tutto il mondo, dalle origini ai giorni nostri, spaziando da un precursore come Max e Moritz ai postmoderni Dylan Dog e Sin City, passando per fumetti dei primordi come Krazy Kat, classici come Flash Gordon, Tarzan e Dick Tracy, supereroi dell'età aurea come Superman e Batman, supereroi con superproblemi come Uomo ragno, eroi tutti di un pezzo come Tex Willer, antieroi alla Diabolik, romantici alla Corto Maltese, cult come Vampirella. Ampio risalto è dato ai fumetti contemporanei, dagli anni '90 ai giorni nostri, contraddistinti dal moltiplicarsi di opere e tendenze, da superantieroi come Spawn a tenebrosi come John Doe, passando per romanzi grafici come Fuochi. E con autori come Alex Raymond, Hergé, Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini, Stan Lee, Hector Oesterheld, Hugo Pratt, Bruno Bozzetto, Quino, Alan Moore, Frank Miller, Tiziano Sclavi, Lorenzo Mattotti, Garth Ennis e tanti altri ancora.

Il secondo percorso propone una ricognizione dei migliori talenti del fumetto italiano attuale, e si declina nella scelta di sette autori italiani di fumetti, tutti under 40 e già affermati, cui è stato commissionato un “omaggio” e una reinterpretazione di altrettanti personaggi della storia del fumetto, che hanno segnato una pietra miliare tanto per lo sviluppo di quest’arte quanto per il modo in cui quest’arte ha affrontato il tema della morte: Maurizio Rosenzweig con Zio Tibia, Walter Venturi con Kriminal, Stefano Caselli con Morte di Gwen Stacy, UR, Vanna Vinci con Maus, Davide Toffolo con The Spirit, Giancarlo Olivares con Devil / Elektra e Lola Airaghi con Death

Accompagna la mostra la proiezione di una selezione di cartoni animati legati ai temi della mostra, da Gundam ad Atlas Ufo Robot, da Akira a Biancaneve, dal Re Leone a Lady Oscar.

Il tratto della morte si rivolge non solo al pubblico dei fumetti (l’Italia è il terzo mercato al mondo), ai quali propone un punto di vista inusuale, ma soprattuto al pubblico non specializzato, al quale intende mostrare quanto sia ricco e sfaccettato il mondo delle nuvole parlanti.

Il fumetto è stata un’arte d’evasione, ma mai completamente. E – a dispetto di tutte le censure più o meno preventive – non ha mai avuto paura ad affrontare anche i temi più impegnativi. Con l’onestà di un’arte che dialoga con il suo pubblico senza mediazioni.

Quindi, il fumetto resta un ottimo punto d’osservazione per chi intende interrogare la cultura popolare in cui viviamo immersi e ci consente di verificare la diffusa convinzione circa la rimozione che la nostra società opera rispetto all’idea stessa della morte.

La mostra si propone così di dimostrare che ogni “rimosso” riaffiora sotto altra veste, più o meno mascherato e cammuffato, sotto forma di sogni, immagini e storie. Ebbene, da qualche anno dalle pagine dei fumetti ci vengono incontro immagini più esplicite, declinazioni narrative o stilistiche più forti, rappresentazioni più dirette della morte. È il segno che qualcosa sta cambiando, rispetto agli anni in cui nei fumetti, anche nei più crudi o realistici, morivano solo i “cattivi” e il sangue non veniva neppure disegnato. Forse sta cambiando il modo di rapportarsi alla vita, e dunque al suo limite.

Accompagna la mostra un catalogo, a cura delle Edizioni Arcadia, che contiene, oltre alle immagini riprodotte in mostra e ai saggi dei curatori, anche una breve storia a fumetti inedita di Maurizio Rosenzweig.

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