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martedì 16 dicembre 2008

Interni di Ausonia

Ausonia
Interni
o la miserevole vita di uno scrittore di successo
b/n, brossurato, 72 pagine
Associazione Culturale Double Shot
2008

Interni di Ausonia è tante cose: un fumetto, un thriller, un'autoproduzione, una miniserie, un oggetto delizioso con un packaging dalla ricercatezza mitteleuropea, un volume per la Francia, una storia d'amore e probabilmente altro.
La prima impressione che si ha sfogliando il libro è di avere in mano un reperto del passato. C'è chi ha detto che la texture densa rende le pagine di Interni simili a fette di pane tostato. Il risultato è una sensazione di vecchio tipica dei volumi che nel corso dei decenni sono stati attaccati dal sole, dalla polvere e da tutti i nemici dei libri.
Quanto Ausonia voglia tornare indietro nel tempo lo si capisce osservando le nuvolette. La forma rettangolare, i contorni incerti, la grandezza e la loro apposizione fatta senza ritenerle importanti ai fini della costruzione delle tavole ricordano molto Little Nemo in Slumberland di Winsor McCay, serie pubblicata dai quotidiani statunitensi a partire dal 1905.
Anche gli scarafaggi antropomorfi sono una citazione piuttosto precisa, ovviamente a La metamorfosi di Franz Kafka, racconto pubblicato per la prima volta nel 1915. Un'altra occasione per portare indietro le lancette del tempo all'inizio del '900.
Vorrei aggiungere un elemento che forse non è stato preso in considerazione da Ausonia ma probabilmente aiuta a comprendere Interni. Nel 1928, tredici anni dopo lo scarafaggio, un'altra bestia veniva trasformata in personaggio antropomorfo: la pantegana, diventata il Topolino di Walt Disney e Ub Iwerks.
Scarafaggio e pantegana sono agli antipodi per quello che riguarda il modo di intendere la produzione artistica e letteraria. Topolino è uno dei simboli dell'industria culturale, spinta così all'eccesso che per decenni il nome "Walt Disney" fu il marchio dietro al quale una miriade di autori lavorò nell'anonimato. La metamorfosi invece è uno dei rari racconti pubblicati in vita (la maggior parte delle opere di Kafka sono postume) da parte di un autore che scrisse per una personale esigenza esistenziale e per vivere non fece l'autore ma l'agente assicurativo. In punto di morte Kafka espresse addirittura il desiderio che le sue opere venissero distrutte.


Con la sua carta finto-rovinata e le nuvolette in stile McCay, Interni è un'incursione nel periodo in cui l'industria culturale stava nascendo e rappresenta per Ausonia una riflessione sull'approccio all'arte e sul ruolo degli editori nella nascita e affermazione di opere e artisti.
L'autore toscano è orientato verso il "modello kafkiano", ma il percorso che ha imboccato con Interni non è certo lineare. Il punto di partenza è anti-industriale: lo si desume dal fatto che per realizzare il suo fumetto ha scelto la strada dell'autoproduzione, distaccandosi dal capitale e dal know-how delle case editrici. Inizialmente Interni doveva essere un albo spillato di 32 o 48 pagine e Ausonia aveva ipotizzato come canali di vendita le sole fiere del fumetto, escludendo la distribuzione in fumetteria.
Quest'idea creava un divertente gioco di rimandi con il contenuto del fumetto. In Interni il protagonista Albert Gruenwald è uno scrittore che ha creato una serie di successo, controllata e promossa da un grande editore, ma non trova lo sbocco per pubblicare il suo romanzo più intimo, intitolato proprio Interni (la trama del fumetto è molto più complessa ma non aggiungo altro per non rovinare il piacere della lettura). Probabilmente (ma non posso dirlo con certezza perché nel primo volume di Interni il problema non è stato affrontato) l'unico modo che ha Gruenwald per far circolare il suo romanzo è uscire dal sistema e autoprodurlo, visto che nel mondo dell'editoria ha trovato solo porte sbattute in faccia; così ha voluto fare anche Ausonia nella realtà.


La modalità dell'autoproduzione è anche un riflesso del secondo tema di Interni, cioè la critica al ruolo delle case editrici nello stabilire quali autori e opere trasformare in successo. Gruenwald è incastrato in un ingranaggio della macchina editoriale e le opere che sforna, nonostante non siano proprio dei capolavori, sono tradotte in copie vendute grazie alla potenza commerciale dell'editore.
L'autarchia più totale voluta in partenza è stata accantonata con il passare del tempo, quando Ausonia si è accorto che aveva molto da dire su Albert Gruenwald; poco alla volta Interni è diventato un volume di 72 pagine, poi il primo capitolo di una miniserie e infine è stato opzionato da un editore francese. Il passaggio dalle 32 alle 72 pagine ha costretto Ausonia a sostituire la spillatura con la brossura e di conseguenza (per esigenze connesse ai costi tipografici) ad alzare la tiratura dalle poche centinaia di copie previste inizialmente fino a mille.
Era impossibile vendere mille copie in fiera. Cosa poteva fare Ausonia?, tenersi in casa gli scatoloni pieni di copie invendute o appoggiarsi a una casa editrice che dotasse Interni del codice ISBN e lo distribuisse nelle fumetterie? Gli è venuta incontro l'Associazione Culturale Double Shot che ha risolto i problemi "burocratici" (codice ISBN, distribuzione) pur lasciandogli lo spazio per portare avanti quella che nei fatti rimaneva un'autoproduzione.
Se avete letto l'articolo fino a qua (?) vi starete chiedendo cosa c'entrano le vicende produttive di Interni con il fumetto vero e proprio e l'analisi del suo contenuto.
C'entrano eccome, visto che Interni nasce dalla perplessità di Ausonia di fronte alla degenerazione a cui talvolta porta il fumetto inteso come industria. Una degenerazione è pubblicare e fare fumetti perché scrivere e disegnare è un lavoro e interromperlo significa non riuscire più a pagare il mutuo. Accantonare le esigenze interiori, o la spinta a dialogare, o a porre domande, e ridurre il fare fumetti al solo bisogno di pagare l'affitto, senza dare peso al fatto che dall'altra parte c'è un lettore che non leggere fumetti con l'obiettivo di pagare l'affitto al fumettista. Nel fumetto di Ausonia questo tema è nascosto sotto la metafora di Albert Gruenwald che è costretto a scrivere in continuazione per colpa di un contratto capestro e di altri stratagemmi studiati dal suo agente.


Un'altra degenerazione è scrivere con l'unico scopo di dare al pubblico quello che si aspetta; ed è un modo di fare trasversale che riguarda tanto la serie avventurosa quanto l'opera più impegnata. In Interni ne parla l'amico scrittore di Albert Gruenwald che dietro a uno pseudonimo ha fatto un libro diverso dal solito per burlarsi dei critici.
Interni è un fumetto tortuoso perché la sua realizzazione va di pari passo con la nascita del personaggio di Albert Gruenwald, un principio di autopoiesi che si afferma come una variabile al di fuori del controllo dell'autore. Il passaggio dall'autoproduzione pura al parziale appoggio a un editore da parte di Ausonia è una conseguenza diretta e palpabile della nascita e sviluppo di Gruenwald, che "prende vita" e "si scrive" imponendosi sul suo autore e scalfendo in parte la sua centralità che in partenza era data come assoluta.

Ringraziamenti: www.libroteka.it

Blog di Ausonia
Blog della Double Shot

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