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sabato 28 marzo 2009

Fumetto, architettura, Cucciolone, mal di pancia, mal di testa

Nel saggio I linguaggi del fumetto Daniele Barbieri sostiene che "i linguaggi sono (...) ambienti in cui viviamo e che in buona parte determinano quello che vogliamo (...). Questi ambienti che sono i linguaggi non costituiscono dei mondi separati, ma rappresentano piuttosto aspetti diversi dell'ambiente globale della comunicazione, e sono di conseguenza interconnessi, intrecciati, in continua interazione reciproca."
Ho sempre immaginato in forma metaforica gli ambienti di cui parla Barbieri. Stanze collegate fra loro, ciascuna con le sue peculiarità ma tutte connesse da porte che permettono di esplorare la casa e di creare relazioni fra gli ambienti. Nella metafora il fumetto è una stanza.

Cosa succede se trasformo il soggetto in complemento oggetto e viceversa?
Trasformo la stanza in fumetto: la stanza è un fumetto!
E non mi riferisco più a una stanza metaforica. La stanza di cui parlo è fatta di veri mattoni e le porte sono di vero legno.
La stanza è un fumetto: le finestre e le porte sono le sue vignette.
Se andrò in altre stanze troverò - metaforicamente, a meno che non entri nella sala cinematografica o in teatro - linguaggi diversi dal fumetto o scoprirò nuove combinazioni fra il fumetto e gli altri linguaggi, tanto originali da racchiudere i germogli di linguaggi nuovi e autonomi.
Oppure assalterò la dispensa. E nella dispensa ci sarà il frigo. E nel frigo troverò il gelato Cucciolone. E il Cucciolone è un fumetto.

Vedi anche:
E se il futuro del fumetto fosse un muro?

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